LE MIE LETTURE DI AGOSTO
Non sono una grande appassionata di mare e spiaggia, preferisco vacanze più dinamiche, magari con un po’ di silenzio immersa nella natura, ma anche qualche capatina in città, se capita. Poi preferisco viaggiare con il fresco, per ovviare alla mia pressione costantemente sotto ai minimi e potermi quindi godere il paesaggio senza mal di testa e rischio di stramazzare al suolo ogni tre passi.
Purtroppo anche le vacanze sono frutto di delicati compromessi e più spesso vince la voglia sfrenata di mare del mio compagno che una volta a destinazione trascorre tutto il tempo in acqua e non intende lasciare la spiaggia prima del tramonto. In definitiva le mie giornate marine sono interminabili e solitarie e così mi difendo leggendo fiumi e fiumi di pagine! Anche quest’anno ci ho dato dentro…
Richard Powers
Il sussurro del mondo
(La Nave di Teseo)
22.00€
Richard Powers ci ha regalato un romanzo complesso e a dir poco torrenziale, in cui le storie di nove personaggi si intrecciano molto poco tra loro, pur essendo legate da una certa (a volte peculiare) passione per le piante e più in particolare per gli alberi.
Nelle prime 200 pagine del libro si susseguono le vite di ognuno dei protagonisti, come fossero racconti separati e indipendenti (e personalmente vi consiglio di leggervi anche solo quelle pagine, se la mole del libro vi spaventa), tutti descritti con un che di evocatico ed estremamente coinvolgenti. Sembra quasi di sfogliare un vecchio albo di famiglia (come quello del castagno degli Hoel) e di respirarne la polvere che si alza dalle pagine.
Presentati tutti i personaggi, si entra nel vivo della tematica alberi, che si declina però su versanti anche molto distanti tra loro: ci sono le lotte più o meno non violente di una parte dei protagonisti per la salvaguardia delle piante in un Paese interessato esclusivamente al profitto economico, ma che non bada al benessere del Pianeta, né dei suoi abitanti. Parallelamente scorrono le ricerche maniacali della scienziata Patricia Westerford, il cui libro fa da fil rouge tra le varie narrazioni, la vita triste e solitaria di Ray e Dorothy e quella quasi eremitica, nonché virtuale di Neelay.
Intorno agli alberi si dipanano storie magnifiche, ma anche tragiche, intergenerazionali, di immigrazione (dalla Cina, dal Pakistan, dalla Cina), di padri fantastici che lasciano un segno netto nella vita delle proprie figlie e figli, madri poco più che assenti, fratelli. Si parla di vita, ma tanto anche di morte, di disabilità e di bullismo; ci sono donne e uomini, entrambi forti e determinati, volti al successo, senza distinzione di genere. C’è il potere, che impersonifica il male assoluto, cinico, cieco al benessere di persone e natura, impersonificato da un tribunale, dalla polizia, dalle carceri… Infine ci sono le biblioteche, cui, in epoca pre-internet e pre-smartphone, i personaggi ricorrono a più riprese per studiare e fare ricerche.
Un libro impegnativo, anche solo da portare in giro e da leggere in spiaggia, ma ammetto che in un altro momento avrei faticato non poco a leggerlo e me lo sarei probabilmente trascinato per settimane e settimane, perdendo tanti particolari necessari per tenere insieme una trama ingarbugliata e per niente lineare. E lineare non è neanche la prosa, spesso densa, verbosa (un po’ troppo a mio parere) e ricamata, tanto da costringere a tornare su più di una frase o saltare qualche paragrafo inseguendo le storie.
Carlo Levi
Cristo si è fermato a Eboli
(Einaudi)
12.00€
Ogni tanto amo riprendere in mano classici letti e divorati al tempo del liceo, poi dimenticati. Solitamente la rilettura con occhi adulti mi permette di cogliere e aprezzare particolari che probabilmente mi erano del tutto sfuggiti a suo tempo e questi, a loro volta, fanno nascere nuove riflessioni.
In questo caso poi si tratta di una rilettura particolare: ad aprile ero stata ad Aliano, durante un tour in terra lucana, avevo visitato la casa museo di Carlo Levi e avevo visto coi miei stessi occhi i luoghi ritratti nel libro. Tra il 1935 e il 1936, l’autore ha infatti vissuto in questo paesino piuttosto isolato tra i calanchi, mandato al confino dal governo fascista. Qui si trova immerso in una realtà fuori dal tempo, in cui si contrappongono potere e sottomissione, ricchezza e povertà, Stato e umanità.
Levi, laureato in medicina, ma unicamente interessato a dipingere, si lascia convincere dal popolo, i contadini, a svolgere la professione del medico e salvarli così dall’incompetenza e dall’arroganza dei due medicaciucci presenti in paese. Così per la prima volta gli ultimi hanno qualcuno di cui potersi fidare, qualcuno che li ascolti e che li tratti come uomini e non bestie.
Il divario tra Nord e Sud emerge in tutta la sua gravità ed eloquenti sono la reazione di amici e parenti dell’autore a Torino, increduli e disinteressati alla questione meridionale, seppur impegnati politicamente. Solo la sorella si lascia coinvolgere, ma è anche l’unica che ha visto con i propri occhi la situazione, come a dire che se non la vedi tu stesso non puoi credere che esista una realtà del genere.
Un libro toccante, da rileggere, in un’Italia ancora spezzata in due, un Paese in cui il Sud è ancora troppo spesso abbandonato a se stesso, svuotato delle sue genti, disperse per la penisola e per il mondo alla ricerca di un futuro, un Paese ancora in mano a pochi arroganti che giocano a fare gli uomini di potere. Ma oggi almeno è difficile far finta di non vedere.
The Passenger – Grecia
(Iperborea)
19.50€
Questo è già il terzo titolo di The Passenger che leggo e ogni volta rinnovo il mio giudizio più che positivo su questa collana di Iperborea, azzeccatissima, originale e davvero stimolante. Già solo vedere il mio compagno con il libro in mano, rubandomelo di soppiatto, è un grandissimo merito! Scherzi a parte, ammetto di aver acquistato il volume sulla Grecia più per lui che per me e sono stata titubante se iniziarlo o meno, convinta di non trovare molto di mio interesse, ma mi sono dovuta ricredere.
Ho visitato la Grecia come turista fin da piccolissima, una delle mie più care amiche degli anni vissuti all’estero è di Salonicco e, seppur con scarissimi (per non dire vergognosi) risultati, ho studiato lingua e letteratura greco antica per cinque anni al liceo. Nonostante tutto questo ho scoperto che ignoravo quasi tutto del Paese, a parte le solite notizie nefaste sulla situazione economica e qualche stereotipo da turista. Come sempre The Passenger riesce invece a scardinare false credenze e offre punti di vista sempre diversi, sugli argomenti più disparati, riuscendo a creare una panoramica esaustiva della realtà locale.
Dalle dure considerzioni sul livello di corruzione, all’incubo della burocrazia (non un bel quadretto, è vero, ma niente di troppo diverso dall’Italia), l’accoglienza insita nel popolo greco fin dall’antichità verso popolazioni in fuga da guerre, persecuzioni e fame (il concetto di xenía, «l’ospitalità che per necessità si offre al forestiero quando arriva privo di cattive intenzioni»), le lunghissime aspettative di vita sull’isola di Ikarìa e ancora tanto e tanto altro.
Un unico appunto: solo due voci femminili in tutto il volume mi sono sembrate un po’ poche!
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