#PARLAchiLEGGE #33
#PARLAchiLEGGE è una rubrica quindicinale. Ogni 2 mercoledì esce una breve intervista a un lettore.
PARLA CHI LEGGE
Oggi parliamo con… Daria!
Da alcuni mesi, ormai, seguo Daria su Instagram, dopo averla “conosciuta” sul gruppo Interno Lettori (che purtroppo non esiste più). Da allora mi sono ritrovata spesso a condividere con lei impressioni e riflessioni sui libri e da un po’ cercavo il coraggio di chiederle di partecipare a #PARLAchiLEGGE…
Fin da che ho memoria ricordo di essere sempre stata attratta dai libri. Non vorrei spacciarmi per la “Matilda sei mitica” di turno, ma davvero tra i ricordi più preziosi della mia infanzia conservo i pomeriggi passati a casa, nello studio, a guardare le figure dei libri, a montare e smontare un libro in particolare a forma di castello o le sere ad ascoltare papà che mi legge storie (anche se di solito le sceglieva da un libro ormai logoro e dalla morale un po’ stantia). Ma ancora più prezioso è il ricordo del momento in cui ho imparato a leggere, quello in cui si è sbloccato l’ingranaggio e finalmente quei segni che qualcuno doveva decifrare per me hanno iniziato a parlarmi. Da lì in poi i libri sono stati per me svago, ricerca, rifugio, conforto. Non solo amici ma proprio fratelli e sorelle, direi.
Carta o digitale?
Libreria, internet o biblioteca?
Se ti chiedessi due titoli?
Per immaginarti meglio, dove leggi di solito?
In base a quale criterio hai ordinato i libri, nella tua libreria di casa?
È il momento della confessione: un libro che hai abbandonato?
Ho abbandonato I fratelli Karamazov di Fedör Dostoevskij a 150 pagine dalla fine e La coscienza di Zeno di Italo Svevo (Ronf, zzzz).
Confessione n.2: segnalibro o vergognose orecchie?
Una foto della tua libreria di casa?
Dove vivo ora non ho ancora una vera libreria, quindi ecco il mio comodino.
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Il comodino-libreria di Daria |
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