#PARLAchiLEGGE #33

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#PARLAchiLEGGE è una rubrica quindicinale. Ogni 2 mercoledì esce una breve intervista a un lettore. 

 

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PARLA CHI LEGGE

Oggi parliamo con… Daria!

Da alcuni mesi, ormai, seguo Daria su Instagram, dopo averla “conosciuta” sul gruppo Interno Lettori (che purtroppo non esiste più). Da allora mi sono ritrovata spesso a condividere con lei impressioni e riflessioni sui libri e da un po’ cercavo il coraggio di chiederle di partecipare a #PARLAchiLEGGE…

Fin da che ho memoria ricordo di essere sempre stata attratta dai libri. Non vorrei spacciarmi per la “Matilda sei mitica” di turno, ma davvero tra i ricordi più preziosi della mia infanzia conservo i pomeriggi passati a casa, nello studio, a guardare le figure dei libri, a montare e smontare un libro in particolare a forma di castello o le sere ad ascoltare papà che mi legge storie (anche se di solito le sceglieva da un libro ormai logoro e dalla morale un po’ stantia). Ma ancora più prezioso è il ricordo del momento in cui ho imparato a leggere, quello in cui si è sbloccato l’ingranaggio e finalmente quei segni che qualcuno doveva decifrare per me hanno iniziato a parlarmi. Da lì in poi i libri sono stati per me svago, ricerca, rifugio, conforto. Non solo amici ma proprio fratelli e sorelle, direi.

 

Quanti libri hai letto negli ultimi dodici mesi?

Ho letto circa 23 libri, ma non sono molto precisa con le app come Anobii o Goodreads. Pochi mi hanno davvero entusiasmata l’anno scorso, direi che il vero amore l’ho avuto a fine anno con i Sillabari di Goffredo Parise (Adelphi).

Carta o digitale?

Principalmente carta, ma abbastanza di frequente per comodità e risparmio anche Kindle.

Libreria, internet o biblioteca?

Ora come ora libreria e internet. Su internet spesso ci trovo offerte, libri fuori catalogo, libri usati, libri in edizioni più carine (sì anche l’occhio vuole la sua parte, sì Mondadori sto parlando con voi). Quando posso cerco di supportare le librerie indipendenti. Da bambina passavo molto più tempo in biblioteca ed è bello che quando capito da quelle parti la bibliotecaria ricordi ancora il mio nome.

Se ti chiedessi due titoli?

Risponderei Lolita di Vladimir Nabokov (Adelphi) perché oltre ad avermi catturata come sotto un incantesimo, per me è stato un libro rivelazione. Ha squarciato un qualche velo che mi ha aperto un’infinità di mondi. Grazie a Nabokov e alle sue Lezioni di letteratura russa recuperate in biblioteca, ho scoperto Tolstoj, Puskin, Gogol, Turgenev. Mentre nella mia adolescenza ero cresciuta solo a pane e letteratura inglese e francese. Poi direi Filastrocche in cielo e in terra di Gianni Rodari (Einaudi Ragazzi), perché lo rileggo spesso e mi torna il buonumore e la fiducia nell’umanità.

Per immaginarti meglio, dove leggi di solito?
Di solito leggo a letto, quando sono a casa, in famiglia, leggo sul divano davanti al caminetto. Spesso indossando pigiami goffi e orribili e in compagnia di una tisana con i biscotti o di un po’ di frutta. Leggo molto in treno, anche.

In base a quale criterio hai ordinato i libri, nella tua libreria di casa?
Vorrei poter dire di averli ordinati secondo criteri tematici o secondo dialoghi interni tra autori, ma in realtà li ho ordinati per casa editrice, cercando di far combaciare gli autori che hanno pubblicato con varie casa editrici.

È il momento della confessione: un libro che hai abbandonato?
Ho abbandonato I fratelli Karamazov di Fedör Dostoevskij a 150 pagine dalla fine e La coscienza di Zeno di Italo Svevo (Ronf, zzzz).

Confessione n.2: segnalibro o vergognose orecchie?

Segnalibri, reali o di fortuna, ma orecchie mai!

Una foto della tua libreria di casa?
Dove vivo ora non ho ancora una vera libreria, quindi ecco il mio comodino.

Il comodino-libreria di Daria

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