NON STANCARTI DI ANDARE

non-stancarti-andare

SCHEDA DEL LIBRO

TITOLO: Non stancarti di andare
AUTORE: Stefano Turconi e Teresa Radice
EDITORE: Bao Publishing
ANNO: 2017
PAESE: Italia
TRAMA: Ismail parte per la Siria, dove deve sistemare alcune faccende prima di stabilirsi a Varazzi insieme a Iris, ma la situazione nel suo paese è molto compromessa e il ritorno in Italia richiederà un lungo viaggio, pieno di ostacoli e pericoli. Nel frattempo Iris, rimasta a Varazzi senza notizie del compagno, è incinta ed è circondata da amici attenti che non la fanno sentire troppo sola.

LE MIE RIFLESSIONI

Ultimamente mi sento una (piccola) voce fuori dal coro e comincio a temere di essere diventata troppo critica. In ogni dove ho sentito e letto grandi lodi di Non stancarti di andare, mentre io devo ammettere di aver faticato molto a terminare il libro e di aver sbuffato diverse volte la sera a letto, mentre scorrevo le pagine. (Eh sì, vista la mole del volume, non ho potuto portarlo in giro, come d’abitudine!).

I disegni sono bellissimi, quasi fotografici nel ritrarre situazioni e personaggi con grande cura dei dettagli. Mi sono ritrovata spesso a cercare i piccoli cambiamenti in Iris, mano a mano che la gravidanza avanzava, quasi si trattasse di un vero album fotografico. Le calligrafie arabe di Ismail arricchiscono poi ancora di più il libro, con il rosso sangue (e a un certo punto l’ambiguità è proprio evidente) che sottolinea la tragedia di un popolo in fuga, le violenze da cui scappa e quelle che trova lungo il cammino. E anche qui i dettagli sono ritratti con estrema attenzione: la posizione delle dita, che sembrano danzare sul ventre di Iris, il legnetto che viene tagliato in un determinato modo, il barattolino dell’inchiostro…

Non-stancarti-andare
Non-stancarti-andare

La macro-storia è commuovente, attuale, piena di dolore e di speranza.
La migrazione è presentata su più piani temporali: la nonna di Iris che parte per l’Argentina, Maite che viene in Italia e infine Ismail che torna dalla Siria insieme a tanti altri ancora più sfortunati di lui. Proprio su questo punto muoverei la prima critica: è troppo facile scegliere di raccontare la storia di Ismail, privilegiato tra i tanti migranti costretti a lasciare le proprie terre – lui in Italia ha una compagna, degli amici e soprattutto un lavoro e un futuro che lo attendono, mentre la maggior parte fugge allo sbaraglio. La storia perde poi parte della sua potenza sulle storie più piccole, quelle della sfera personale di Maite e di Iris, per esempio, le cui vite sembrano uscite da un romanzo per adolescenti: l’amicizia di Maite con Tiz e di Iris con Ale, così forti da chiamarsi “sorelle” e da resistere alle mille differenze e ai casi della vita. Il padre mancato di Iris che ovviamente esiste e salterà fuori, la capacità di Iris di vivere più o meno tranquilla per quasi 9 mesi senza notizie di Ismail (non si dispera mai e, a parte un tentativo con la Farnesina, non muove un dito per fare ricerche), l’amicizia con Janis che “adotterà” Iris per un’estate, insieme alla nuova compagna… insomma, tutto troppo facile e infiocchettato, con il lieto fine fin troppo annunciato dalla prima pagina.

Poi ci sono i testi, spesso ridondanti, al punto da risultare stucchevoli, nel tentativo di rincorrere una poesia forzata e non necessaria. Diverse sono le tavole che dicono già tutto con le sole immagini senza l’aggiunta di didascalie e testi non direttamente legati a quanto sta avvenendo. Le lettere al bambino non ancora nato sono smielate, lunghissime e con quel «mio amore minuscolo» che si ripete continuamente al punto da risultare proprio fastidioso. Anche i riferimenti letterari sono eccessivi, non aggiungono niente alla storia. Tanto più se i riferimenti sono (anche qui) quelli dell’età adolescenziale: Gibran, Tagore.. mancano solo Richard Bach e Antoine de Saint-Exupéry…
Insomma, lo devo ammettere, da grande sostenitrice del diritto di saltare le pagine, non ho letto proprio tutto e anzi ho tirato dritto di fronte ad alcune poesie, preferendo soffermarmi invece sulle immagini così potenti e così chiare.

Non-stancarti-andare

Un libro che nel complesso mi sento però di consigliare, magari scorrendo veloce là dove rischia di appesantirsi, ma soffermandosi sui punti più salienti e preziosi del volume: le tre storie di migrazione, che si intrecciano a più riprese – così necessarie oggigiorno – e le splendide immagini.

Potrebbero interessarti anche...

2 risposte

  1. Anonimo ha detto:

    Mi dispiace, ma non mi trovi d’accordo appieno. O meglio, vero che il libro è un po’ lungo per il suo genere e il suo scopo, ma penso che ci sia comunque una tale ricchezza di dettagli e sentimenti che giustifica il volume del volume (pun intended) che merita di assere assaporato pagina per pagina.
    Quello che secondo me rende necessarie le lettere melense sono i personaggi: Iris è fatta così, appassionata di poesia e tanto tenera, le lettere così dolci e premurose mettono in risalto la distanza tra il suo personaggio e quello di Maite e la sua esigenza di sentirsi una mamma “vera”, quella che (fino a quel momento) non aveva mai avuto.

  2. la Sere che legge ha detto:

    Ciao, ti ringrazio molto per il tuo commento e sono contenta che tu abbia amato il libro. A me purtroppo tanta prolissità testuale e tanta "dolcezza" ha annoiato e mi sono trovata a saltare pagine intere. Ma ovviamente, come sempre, è questione di gusti! 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *