CULO NERO
SCHEDA DEL LIBRO
TITOLO: Culo Nero
AUTORE: A. Igoni Barrett
EDITORE: 66THAND2ND
ANNO: 2015
PAESE: Nigeria
TRAMA: Una mattina Furo si sveglia e scopre di essere diventato bianco. Com’è potuto succedere? E ora, che fare?
LE MIE RIFLESSIONI
A dicembre ho avuto il piacere di assistere a una presentazione davvero affollata di Culo Nero alla Confraternita dell’uva, alla presenza dell’autore, presentato da Marcello Fois e del traduttore Massimiliano Bonatto. Vuoi per il carisma del moderatore, vuoi l’ironia dello stesso Igoni Barrett, la serata ha strappato diversi sorrisi e qualche risata a molti di noi, tanto che alla fine dell’incontro la fila alla cassa era piuttosto lunga e le copie del libro sono andate in fumo nel giro di pochi minuti.
Proprio due sere fa, durante la lettura di Primo Levi, si parlava di come una presentazione dovrebbe essere anche un’occasione, per l’autore, di mostrare il suo lato umano, uscendo dall’anonimato della pagina stampata e mettendoci la faccia. Mi è capitato di assistere a incontri al termine dei quali lo scrittore si limitava a firmare in serie senza nemmeno rivolgere uno sguardo ai suoi lettori e alla fine sono tornata a casa con la sensazione di aver aggiunto un timbrino al passaporto… «ce l’ho, ce l’ho, mi manca…». Al contrario è ulteriormente cresciuta la mia stima per un Paolo Cognetti che prima di firmare il libro mi ha guardata dritto negli occhi e mi ha chiesto «A proposito, come stai?».
Bene, Igoni Barrett non si è lanciato in mille parole e discorsi, certamente intimidito dalla barriera linguistica che non poteva sapere quanto fosse alta (parla e scrive in inglese), ma non ha perso l’occasione per lanciare uno sguardo amichevole e più tardi, nel corso della serata, si è persino intrattenuto qualche minuto a chiacchierare con alcune di noi sulle tappe del suo tour in Italia e sulle sue prossime visite. Insomma, tutt’altro che anonimo e impersonale! Ma la presentazione stessa era stata lungi dall’essere fredda e distaccata. Marcello Fois l’ha incalzato a più riprese perché raccontasse di sé e delle sue origini, di come ha scoperto la passione per la lettura e in seguito come ha iniziato a scrivere e quindi lui ha parlato dei genitori separati, del padre anch’egli scrittore… davvero tanto di personale.
Così è come mi sono convinta a portarmi a casa il libro e leggere per la prima volta un autore africano, che parla della sua terra e delle sue tradizioni. Culo Nero si svolge esclusivamente in città: siamo in Nigeria, a Lagos, una città che appare enorme e caotica, piena di contrasti: dalla povertà alla ricchezza sfrenata, dalle slums ai quartieri di villoni, dalle strade tutte buche ai suv e tanto altro. La povertà è palpabile in ogni riga, ma riesce a stridere ancora di più per l’accostamento al suo opposto.
«Come fai a sopportare quegli sguardi?». Furo era il ritratto della perplessità. «Nell’ingorgo, la gente nelle macchine non la smetteva di fissarti» spiegò.«Ah, quello». Furo sbuffò dal naso, senza darci troppa importanza: «Ci sono abituato».
Ma essere bianchi a Lagos, dove la disoccupazione regna sovrana, significa anche ricevere mille proposte di lavoro perché la pelle chiara apre le porte agli affari. Ma anche questo per semplici questioni utilitaristiche.
Oltre ai pregiudizi, si spreca però anche l’idealizzazione, verso un Occidente giusto e accogliente:
«I bianchi non sono come noi. Nel loro paese trattano tutti con rispetto. Anzi, a noi neri ci trattano come persone speciali»
Ovviamente ci sarebbe ancora tanto da dire su Culo Nero, sul suo esplicito riferimento a La Metamorfosi di Kafka, sul malfunzionamento (per usare un eufemismo piuttosto grossolano) delle istituzioni nigeriane, corrotte fino al midollo, i tanti richiami a una cultura a me lontana, le varie lingue africane che vengono citate, il cibo, i capelli, gli abiti, la condizione della donna… ma faremmo notte.
Piccole note a margine: la copertina, illustrata da Julia Binfield e progettata da Silvana Amato, è degna di nota e riproduce alcune delle vicende del libro a mo’ di romanzo grafico, tanto che nel corso della lettura l’ho riguardata spesso per ritrovare quanto narrato.
Infine, la prosa di Igoni Barrett è continuamente intercalata da termini pidgin che l’editore ha deciso di non tradurre, nemmeno in nota, e che io non ho potuto fare a meno di cercare uno per uno su Google. Scelta curiosa, su cui stasera indagherò direttamente con il traduttore, che sarà presente alla riunione mensile de La confraternita dei lettori!
Che bello Sere !! Incontri eccezionali . Anche io ne ho avuti negli ultimi anni . Ricordi fantastici che mi accompagneranno per sempre anche quando sarò vecchiotta e non avrò più la forza di correre di qua e di là.
( Chi legge, chi si emoziona tanto davanti a un libro, peso possegga un magnifico dono: quello dell'immortalità)
Che belle parole Eugenia! Grazie. 🙂