LE NOTTI BLU
Scheda del libro
TITOLO: Le notti blu
AUTORE: Chiara Marchelli
EDITORE: Giulio Perrone Editore
ANNO: 2017
PAESE: Italia
TRAMA: Sono trascorsi cinque anni da quando Mirko si è tolto la vita; Michele e Larissa sopravvivono, persi nell’intricato tumulto di emozioni scatenato dalla perdita del figlio, apparentemente felice. Da una vecchia lettera trovata all’improvviso da sua moglie, Caterina, sembra però che Mirko abbia avuto un bambino con un’altra donna, che nessuno di loro conosce.
Le mie riflessioni
È buffo, quest’anno deve essere l’anno della Valle D’Aosta… e della letteratura contemporanea italiana. Sono solitamente un po’ troppo (lo ammetto) attratta dall’esotico e soprattutto dal nord del mondo; ultimamente mi ritrovo invece tanti suggerimenti nostrani cui è difficile dire di no. E finora sono stata molto soddisfatta delle mie deviazioni dal solito tracciato esterofilo, tanto da pensare di dover esplorare di più questo sentiero, soprattutto se mi porta lontano dalle grandi classifiche e dai nomi acclamati dalle grandi folle.
Le notti blu riesce a essere una di queste deviazioni lontane dal gran vociare, senza però uscirne del tutto. Il libro di Chiara Marchelli è infatti arrivato in semifinale al Premio Strega, anche se forse ce ne siamo già tutti dimenticati, intenti a discutere se la Ciabatti sia un genio dell’autoironia o se stia invece rosicando per il premio andato al suo Nemico col cane invadente (e al di là di tutto, povero cane!).
Torniamo a noi: qualche settimana fa Francesca mi ha invitata al primo incontro del club di lettura della libreria La confraternita dell’uva, in cui si sarebbe parlato proprio de Le notti blu, che io non avevo ancora letto. Alla serata partecipava anche l’autrice, che con grande semplicità ha parlato del suo libro, invitando più volte i presenti a intervenire, ponendo questioni e invitando al dialogo. Inutile dire che sono tornata a casa con il libro in borsa!
La morte di Mirko ha sconvolto le vite di tutti: Caterina, la moglie, non è ancora completamente uscite dalla forte depressione in cui si è ritrovata immersa fino al collo e forse prende ancora farmaci per assopire il dolore. Michele non dorme e passa le notti (blu) a pensare e a preparare latte col miele che lui non può bere, in ricordo di quello che preparava al figlio da bambino. Larissa è dura e fredda, poco materna, come continua a ripetere lei stessa, quasi a voler far tacere i sensi di colpa che la attanagliano. Nessuno capisce cos’abbia portato Mirko al gesto estremo di togliersi la vita; fino alla sera precedente tutto sembrava normale e lui non era più taciturno del solito o più immerso nei propri pensieri di altre volte. Nel corso dei ricordi di ognuno dei personaggi, Mirko ne viene fuori un po’ orso, solitario, affascinato da argomenti e aspetti che ai più risulterebbero lontani e noiosi.
Lui laureato e dottorato in geologia, con un futuro accademico assicurato negli Stati Uniti e Caterina libraia, laureata in lettere: un connubio che non piace proprio ai genitori, eccessivamente orgogliosi dei successi del figlio, che considerano fuori dalla norma fin dalla sua più tenera età. Le aspettative paterne, ma anche quelle materne, sono forti e non lasciano spazio a decisioni prese di pancia, spinti dalle emozioni. Rinunciare alla carriera accademica alla Columbia University per un posto in Regione, in Liguria, per Michele è inconcepibile e motivo sufficiente per giudicare la scelta del figlio. E non è forse un caso che Mirko si sia creato un mondo tutto suo, in cui fuggire con la mente e levarsi un po’ il peso di tante aspettative. Fin da bambino si sente ripetere quanto è speciale e quanto arriverà in alto; lui invece sceglie di essere normale, si innamora di una libraia e lascia la terra delle eccellenze e delle esagerazioni per l’Italia, una terra, anch’essa normale, dominata da mille ostacoli e problemi.
Finora Larissa e Michele sono rimasti uniti nel dolore, prendendosi cura l’uno dell’altra con piccoli gesti e piccole attenzioni.
«Se c’è una regola dell’amore […] è questa: soccorrersi senza bisogno di chiamarsi».
Tuttavia la possibile esistenza di un bambino, di un nipote, sembra mettere in pericolo il loro equilibrio di coppia e per la prima volta si ritrovano ognuno chiuso dentro alle proprie emozioni, incapaci di venirsi incontro. Larissa è sicura che non ci sia nessun bambino, perché una madre certe cose le sa, ma dietro a tanta sicurezza c’è forse una grandissima paura di perdere il figlio per la seconda volta e, dietro a tanta rabbia verso la testardaggine del marito, un fortissimo senso di colpa e il dubbio di non essere stata una madre abbastanza attenta. Michele si aggrappa invece a questa possibilità come a un’àncora di salvezza: ritrovare un nipote significherebbe ristabilire un legame con Mirko e ricominciare a sognare la vita e accantonare per un po’ la morte. A sottolineare il pericolo in corso e l’entità delle crepe che si stanno pian piano insinuando nella coppia, c’è il Mont de la Saxe, a Courmayeur, che sta crollando, lentamente, ma inesorabilmente:
«[..] si avverte il rombo della montagna che si sfalda. Non cade ancora. Sta succedendo tutto dentro, oltre la superficie del fianco che non molla, in profondità»
Un libro profondo e coraggioso, che tratta una tematica tanto intima e difficile come quella del suicidio di un figlio, ma lo fa con grande delicatezza. I suoi personaggi soffrono e cercano disperatamente un modo per rimanere in superficie, ma senza urlare. Ho accompagnato con tanta commozione Michele nella sua ricerca. Ho avvertito tutto il dolore che regna dentro di lui, le domande senza risposta, i ricordi martellanti e le speranze. Michele dalle numerose attenzioni verso la moglie e dalla calma imperturbabile, che non si incrina nemmeno davanti alla rabbia feroce di lei. Determinato e gentile.
Ma ci sono ancora Larissa, che con la sua durezza si lascia avvicinare poco (forse anche dal lettore). Poi c’è Caterina, che è fragile e a malapena sopravvive, che non era all’altezza di Mirko e che per questo non è mai stata accolta a braccia aperta dai suoceri. Ci sono tutti loro, a cui Chiara Marchelli dedica il libro intero:
«A chi rimane»
Troppo descrittivo e freddo. Il libro della Marzano decisamente superiore.
Ciao, io non l'ho trovato per niente freddo… al contrario, mi ha emozionato molto. Ad ogni modo non ho letto il libro di Michela Marzano, quindi non posso esprimermi in tal senso. Chissà, magari un giorno o l'altro leggerò anche quello…