LE OTTO MONTAGNE

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Le otto montagne
Paolo Cognetti
Einaudi, 2016
TRAMA: Pietro vive a Milano, ma in estate i genitori lo portano a Grana, in montagna. Qui conosce Bruno, un bambino del posto, della sua età, al quale rimarrà legato da una profonda amicizia, anche a distanza di anni, nonostante i lunghi periodi di lontananza.


Dopo averne amato i racconti – genere che, come da cliché, fatico a leggere – non potevo che attendere con ansia questo romanzo; ma quando finalmente è uscito ho preferito lasciare sbollire un po’ il gran parlarne e gli articoloni sui giornali. Ammetto che qualche volta mi lascio prendere anch’io dallo slancio generale per le ultime uscite, ma di solito mi piace lasciare che l’attesa faccia montare pian piano la curiosità e con lei l’aspettativa. Con Le otto montagne mi sono giocata una carta in più: prima ancora di leggere il libro sono stata alla presentazione alla Libreria Diari di Bordo di Parma. Già solo la cosa in sé, l’idea della trasferta, la gita, hanno creato un’atmosfera quasi da concerto della band del cuore. Ebbene sì, niente pazzie per un cantante – ormai forse non ne avrei nemmeno più l’età – ma per uno scrittore, pure un po’ burbero, se proprio vogliamo essere onesti. Quanto meno questa è la sua nomea, anche se dopo la presentazione di Parma, penso di poter sfatare un po’ questo mito.
Sì, la camicia a quadri, la barba incolta, il portamento da montanaro incutono un certo rispetto, ma poi Paolo apre bocca e comincia a raccontare, sorride e tira fuori persino qualche battuta! Per esempio dice che ha bisogno di stare un po’ in città e un po’ a 2000 m, nella sua baita in Valle D’Aosta, e quando è a Milano gli manca la baita, quando è in montagna gli manca la città, ma anche solo a guardarlo e a vedere come si illumina quando nomina le cime, si capisce benissimo che la sua dimensione è la montagna. Tra i palazzi di Milano io non riesco nemmeno a immaginarmelo troppo. Al contrario mi sembra di vederlo, tra i monti, con il suo cane, taciturno, solitario…
E non a caso il suo bellissimo romanzo è ambientato quasi esclusivamente in montagna. La città c’è, ma è poco più che una comparsa e comunque anche di quella, ciò che rimane impresso sono le Alpi, che ogni tanto fanno capolino in fondo alla strada.
Come scrivevo poco tempo fa parlando di Neve, cane, piede, non sono un’esperta di “libri di montagna”, ma me li figuro più incentrati sull’impresa, sulla sfida o su un determinato cammino. Cognetti racconta invece una storia completa, costruita con estrema perfezione che parla di amicizia, formazione, relazioni familiari, ricerca di se stessi. C’è veramente tutto tra le sue pagine, proprio come ci si aspetta dai grandi classici. E come con i classici non mancano le emozioni. Sarà poi che, mentre leggevo, le giornate si tingevano spesso di nero dentro e fuori di me, sopraffatta dagli eventi della vita, che a volte ce la mette proprio tutta per metterci alla prova: e allora mi sono ritrovata più volte con un nodo alla gola che poi si scioglieva in un mare di lacrime. La solitudine di Pietro in primis, ma anche l’amicizia con Bruno che sopravvive ad anni di lontananza e che ha bisogno di pochissime parole per essere alimentata, il rapporto conflittuale con un padre «ingombrante», orgoglioso e caparbio, la ricerca di se stessi e del proprio cammino. Tutte tematiche estremamente profonde e intime, che sono riuscite a toccare corde così sottili dentro di me, da farle tendere e vibrare ancora ora, trascorse oramai alcune settimane dalla lettura.
La montagna fa da scenario a tutto questo: da una parte alimenta le relazioni, ma allo stesso tempo diventa rifugio dal resto dell’umanità. Bruno, Pietro e anche il padre continuano a cercare tra i monti quell’equilibrio interiore che la comunità non riesce a trasmettere loro. Chi resta sempre nello stesso luogo, come Bruno, che non si è mai allontanato da Grana, e chi invece, per cercare il proprio cammino, ha bisogno di esplorare le otto montagne. La strada rimane comunque dura e ognuno di loro perderà tanto lungo il percorso.
«Avrà imparato di più chi ha fatto il giro delle otto montagne, o chi è arrivato in cima al monte Sumeru?»
Ed io che di “montagne” ne ha girate un po’ – non letteralmente, si capisce, ma in quanto a inquietudine e cambiamenti repentini di Paese, città, lavori e amici posso dire di essermi data da fare in questi ultimi 17 anni – non ho potuto fare a meno di provare un forte senso di malinconia accompagnando Pietro in questo cammino, anche quando lui trovava temporaneamente la felicità nella solitudine della montagna notturna. Quella solitudine per me si tinge inevitabilmente di angoscia, di tristezza ed è quella del padre, in contrapposizione alla socievolezza della madre.
«[…] la solitudine di mio padre, quella specie di conflitto perenne tra lui e il resto del mondo»
«In mia madre vedevo invece i frutti di una lunga vita passata a curare le relazioni, ad accudirle come i fiori del suo balcone»
Ma in un certo senso è anche quella di Pietro, che per un attimo spera non sia troppo tardi per cambiare e imparare ad assomigliare di più a sua madre.
Un libro triste, certo, ma di grande ricerca personale, scritto con parole dosate che riescono a scavare nel profondo. Un libro da rileggere… quasi subito, senza lasciar sedimentare troppo le emozioni che risveglia.

A distanza di due anni l’ho riletto veramente e di nuovo sono state tante le riflessioni. Le potete trovare qui.

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Nessuna risposta

  1. Eva P. ha detto:

    Buongiorno Sere,
    anche io ho forti remore a leggere i libri "di cui tutti parlano", un po' perché mi sembra di doverlo fare per forza e un po' perché poi diventa difficile staccarsi da tutto quello che se ne è detto e la lettura ne è in qualche modo influenzata…
    Questo libro è una delle mie prossime letture, perché qualche mese fa l'ha letto mio marito e ne è rimasto molto colpito, e il suo giudizio, visto che di solito lui legge solo saggi, mi ha invogliato a "metterlo in lista". Mi colpisce che tu abbia usato lo stesso suo aggettivo ("triste"), e dalla tua recensione si vede che ti ha colpito molto.
    Ciao da Eva

  2. la Sere che legge ha detto:

    Ciao Eva, sono sicura che in qualche modo colpirà anche te… credo che la storia è la scrittura di Cognetti non possano lasciare indifferenti. Sarò curiosa di sapere! 😉
    Ciao

  3. Proprio bella la tua recensione! hai reso perfettamente molte emozioni che ho provato anche io nel corso della lettura di questo libro triste e potente che, come ho già detto, ho amato tanto! Complimenti. Tessa.

  4. la Sere che legge ha detto:

    Ciao Tessa, grazie!
    Eh sì, hai detto bene: proprio "potente"! 🙂

  5. Unknown ha detto:

    Proprio bravo Paolo Cognetti ! "Le Otto Montagne" l'ho regalato anche a mia figlia che fa arrampicata e vive la montagna da vicino e con tutto il suo essere. Anche io sono tipa da montagna, da andare a leggere in un bosco e aver come vicino un capriolo o una lepre. ho letto anche "Il ragazzo selvatico" di Paolo Cognetti, molto bello !
    Belli anche i libri di Erri De Luca, vero montanaro anche lui e grande scrittore !

    Lui mi ha fatto conoscere Nives Meroi e suo marito, alpinisti, di vecchio stampo e anche loro gran belle persone !

    Ciao Eugenia

  6. la Sere che legge ha detto:

    Ciao Eugenia! Eh si, Cognetti è proprio bravo e sono sicura che anche tua figlia apprezzerà molto.
    Sai che non ho mai letto niente di Erri De Luca? Dovrò recuperare al più presto. Grazie per il consiglio! 🙂

  7. Prof. Rossi ha detto:

    Grazie per avermelo regalato. Forse parla un po' di noi (ma mica quando è triste), vero?

  8. la Sere che legge ha detto:

    Ah, allora l'hai finito! Dici? Chi fa il giro delle 8 montagne e chi resta?

  9. Eva P. ha detto:

    Buongiorno Sere.
    Alla fine, dopo un po' di tentennamenti, l'ho letto… ed è stato amore puro! Sul mio blogghino (qui: http://evapalumbo.blogspot.it/2017/10/recensione-le-otto-montagne-paolo.html) trovi la recensione che ne ho fatto, scritta di getto, di cuore, amando questo libro come pochi.
    Ciao da Eva

  10. la Sere che legge ha detto:

    Ma grazie Eva! Mi fa molto piacere che anche a te sia piaciuto tanto… e non vedo l'ora di leggere la tua recensione. 🙂

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