LA TRILOGIA DELLA PIANURA
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Foto di caraliotiscrivo |
TITOLO: Canto della pianura AUTORE: Kent Haruf EDITORE: NN Editore ANNO: 1999 PAESE: Stati Uniti |
TITOLO: Crepuscolo AUTORE: Kent Haruf EDITORE: NN Editore ANNO: 2004 PAESE: Stati Uniti |
TITOLO: Benedizione AUTORE: Kent Haruf EDITORE: NN Editore ANNO: 2013 PAESE: Stati Uniti |
Sono mesi che non sento parlare d’altro che di Kent Haruf e della sua meravigliosa trilogia e, come spesso mi capita in questi casi, ho tergiversato più che potevo, prima di decidermi ad avventurarmi anch’io nel silenzio degli altopiani del Colorado. Spesso diffido dei grandi successi e soprattutto delle ultime novità che, come ho potuto constatare più volte anche negli ultimi mesi, possono nascondere qualche delusione, ma alla fine mi sono lasciata tentare dai commenti più che entusiastici di alcuni lettori che sento particolarmente affini a me. E allora ecco che ho dedicato quasi tutto dicembre e i primi giorni di gennaio a questo luogo meraviglioso che è Holt e ai suoi personaggi.
Innanzitutto ho dovuto prendere una decisione: in che ordine leggerli? In quello in cui sono stati effettivamente scritti dall’autore o seguire quello di pubblicazione in Italia? Ho letto con attenzione la lettera di NN editore e alla fine ho scelto di iniziare dall’inizio.
Canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione, tre capitoli di una stessa storia, quella della cittadina immaginaria di Holt, sugli altopiani del Colorado, e dei suoi abitanti. Le strade e i campi sono spazzati dal vento gelido e ricoperti di neve e ghiaccio durante il lungo inverno; l’estate è torrida e solo verso sera si torna a respirare un po’. Nei locali, per strada, a scuola, in ospedale… è qui che le vite degli abitanti di Holt si intrecciano e pian piano si legano tra loro, colmando un po’ della solitudine in cui ognuno di loro si trova immerso. Storie di solitudini, perdite, e di abbandoni.
Canto della pianura
Mi sono bastate poche pagine per capire che qui non ci sarebbero state delusioni, che questa era una storia che dovevo assolutamente leggere e che, una volta conclusa, non me la sarei dimenticata facilmente. Ho quindi tentato di assaporare e di gustare ogni singola frase e di conoscere a fondo i personaggi di questo primo volume.
Victoria, 17 anni, incinta e sola, abbandonata dal ragazzo e cacciata di casa dalla madre, chiede aiuto alla professoressa Maggie Jones, nubile, con un padre anziano a carico, che la sistema a casa dei fratelli McPharon. Raymond e Harold sono vecchi, vivono in aperta campagna, dove allevano mucche e l’unica donna che hanno mai avuto per casa è stata la madre, morta ormai da molti anni. I due fratelli accolgono la ragazza con loro e, nonostante i loro modi impacciati e timidi, riusciranno a offrirle un ambiente ricco di affetto in cui trascorrere il lungo inverno. Più o meno da vicino, attorno a questo strano trio, gravitano altri personaggi, con le loro vite e le loro difficoltà. Ci sono Bob e Ike, i figli di Guthrie, rimasti soli con il padre, da quando la madre se n’è andata di casa e si nasconde depressa in un appartamento in paese. Il peso di questo segreto, che pian piano affiora in città, la solitudine, il senso di abbandono dei due ragazzini troveranno rifugio nelle stanze caotiche e asfissianti della strana signora Stearns, che si offre come confidente in questo momento particolare. Nello stesso tempo il padre si divide tra la scuola, in cui tenta di portare avanti con grande serietà e integrità di valori il proprio mestiere di professore, l’amore per i due figli e lo spaesamento per la fuga della moglie. E poi c’è Maggie, gentile, generosa e abile nel dispensare consigli e trovare soluzioni per gli altri, che dovrà lottare per ottenere lei stessa un po’ di attenzioni.
Crepuscolo
Sono passati due anni ed è di nuovo inverno. Ritroviamo Victoria, con la piccola Katie, in procinto di lasciare Raymond e Harrold per iniziare l’università a Fort Collins. Ci sono anche Maggie, Guthrie e i figli, ma poco più che di sfuggita, mentre facciamo la conoscenza di altri personaggi, con il loro carico di solitudine e difficoltà ad affrontare il mondo. Luther e Betty vivono ai margini della cittadina in una roulotte, con i figli Joy Rae e Richie; sopravvivono a base di bibite alla fragola e cibo surgelato, pagati con i buoni spesa del governo, che una volta al mese Rose Tyler consegna loro, durante il colloquio periodico con i servizi sociali. DJ vive con il nonno, di cui si prende amorevolmente cura, nonostante la sua giovane età e stringe amicizia con Dena, figlia della vicina di casa Mary Wells, che è rimasta sola con due bambine, da quando il marito ha deciso di non tornare più dall’Alaska, dove lavora. Ognuno si arrabatta come può per non soccombere alla sofferenza, chi chiede aiuto e chi si chiude in se stesso innalzando un alto muro di silenzio, come DJ, che si apre solo con Dena, nel loro rifugio segreto, tra le ombre che si allungano intorno alla fiammella di una candela.
Benedizione
Sono trascorsi un numero indefinito di anni dagli eventi narrati in Crepuscolo. I vecchi personaggi non compaiono più, fatta eccezione per un breve accenno, quasi casuale. Questa volta Holt è rovente, l’estate torrida è scoppiata e il caldo fa da sfondo agli ultimi mesi di vita di Dad Lewis, malato terminale di tumore. Attorno all’uomo gravitano tutta una serie di personaggi che giungono per portare il loro ultimo saluto e un po’ di conforto alla famiglia. La moglie Mary e la figlia Lorraine, giunta apposta da Denver, si prendono cura dell’uomo e accolgono i vari ospiti.
La sofferenza fisica di Dad, che si ostina a non prendere la morfina, è quella più evidente, attorno a cui tutti si concentrano, ma non è l’unica. La figlia e la moglie hanno certamente le loro sofferenze e i loro ricordi spezzati di perdite e abbandoni che hanno lasciato un segno profondo nelle loro vite. Poi c’è Alice, la nipotina della vicina di casa, che ha perso da poco la madre, morta anche lei di tumore, ancora giovane. Alene Johnson è sola e lo è sempre stata, fatta eccezione per una breve relazione con il preside di una scuola superiore, sposato e con due figli, che non le ha lasciato altro che una solitudine ancora maggiore. Il reverendo Lyle è stato trasferito a Holt da poco e prende alla lettera i passi del Vangelo… troppo alla lettera, secondo i suoi parrocchiani, che per questo lo boicottano. E a casa le cose non gli vanno di certo meglio: la moglie infelice vuole andarsene da Holt e il figlio odia tutti, padre per primo, del quale si vergogna profondamente. E forse non è un caso che proprio loro si radunino intorno a Dad, per fargli compagnia nelle sue ultime settimane.
Dicevo: storie di solitudine. Sì, perché nessuno escluso, gli abitanti di Holt sono soli e faticano non poco a fare i conti con la vita. Ma c’è una cosa che riesce a salvarli, uno a uno: la vicinanza agli altri, la rete di relazioni che si costruisce giorno dopo giorno intorno a loro. Victoria troverà salvezza nei fratelli McPharon, che a loro volta usciranno dal loro isolamento grazie alla ragazza. Bob e Ike supereranno la mancanza della madre con i biscotti della signora Stearns, che a sua volta potrà godere della compagnia di due nipotini acquisiti. Lorraine, Alene e Willa colmeranno i propri vuoti coccolando e intrattenendo la piccola Alice, che così avrà di nuovo qualcuno con cui giocare e con cui andare in giro. E ancora, Betty e Luther troveranno in Rose Tyler più un’amica che un’assistente sociale, che si farà in quattro, giorno e notte, per proteggere e aiutare la famiglia sgangherata. Insomma, ci troviamo davanti a tante piccole storie di accudimento, interrotte qua e là da personaggi in qualche modo deviati, che sono capaci di spargere solo del male, ma che forse, proprio per questo, vengono liquidati in fretta e allontanati dalla storia.
Tante le emozioni che accompagnano la lettura dei tre romanzi, scritti nel corso di quattordici anni: la tenerezza, la malinconia e l’affetto. C’è anche tanto amore, ma senza grandi slanci, così come il dolore stesso non è mai prorompente. Tutto viene vissuto con grande dignità, quasi con delicatezza. Persino Luther e Betty, i due personaggi forse più disgraziati di tutta la combriccola, toccano punte di disperazione, ma senza perdere una certa compostezza. Betty si strappa i capelli, piange, ma la narrazione rispettosa e pacata di Kent Haruf sembra voler lasciar fuori urla e veri e propri scompigli. Persino le poche parolacce che compaiono nei libri stridono, colpendo molto più duramente di quanto non farebbero nella vita reale di ogni giorno.
L’autore dimostra poi la sua grandezza, passando dalle ampie descrizioni del primo volume alla scrittura scarna ed essenziale di Benedizione, senza perdere ritmo e spessore. E Kent Haruf riesce anche a scrivere una lunga storia senza tempo che, fatta eccezione per pochissimi riferimenti, potrebbe essere ambientata negli anni ’40, così come ai giorni nostri. La vita in campagna, i campi, gli animali di allevamento, ma anche la libertà e l’indipendenza dei bambini, che giocano da soli per strada e accudiscono i nonni, diventando adulti molto prima del dovuto: tutti elementi che ricordano più i racconti del passato, che non la vita odierna, anonima e asettica della città. Ma allora forse anche per questo Holt tocca il cuore e ci fa innamorare, spingendoci a invitare amici e conoscenti a condividere questa bellissima esperienza. Insomma, una trilogia da leggere, da coccolare e da portare con sé a lungo.
Ne ho sempre sentito parlare bene anch'io ma non mi ero mai decisa ome te. A questo punto però… 🙂 mi deciderò!
Sì Patricia, non te ne pentirai… tre libri veramente splendidi! 🙂