UN CHILO DI PIUME UN CHILO DI PIOMBO ** RAGAZZI

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Un chilo di piume un chilo di piombo
Donatella Ziliotto
ai 10 anni
TRAMA: Trieste, Seconda Guerra Mondiale: allarmi aerei, rastrellamenti e grande paura, ma attraverso gli occhi di Fiamma, tutto prende un colore diverso e si ritrova l’allegria anche nei momenti peggiori.


«Per l’importanza del ritorno di un’opera per più versi fondamentale nella storia recente della nostra letteratura per l’infanzia. Per la fervida e attenta cura editoriale, capace di rendere al meglio le magnifiche e incisive tavole di Grazia Nidasio. Per uno sguardo inconsueto e vero sulla guerra e su come si possa e debba crescere e affrontare il mondo.» [Premio Andersen 2016]
Quando a maggio lessi che il Premio Speciale della Giuria del Premio Andersen 2016 era stato assegnato a Un chilo di piume un chilo di piombo, mi è tornata in mente la mia vecchia edizione, custodita chissà dove a casa di mia madre e sono corsa subito a recuperarla. Che buffo accorgersi che si trattava proprio della prima edizione del 1992, per una collana Einaudi Ragazzi ancora agli albori, che contava solo otto pubblicazioni. Improvvisamente mi sono sentita poco giovane, per usare un eufemismo, ma al tempo stesso orgogliosa di aver letto, già allora, un libro che proprio adesso veniva riscoperto, ristampato e finalmente premiato. In realtà non ricordavo molto della storia e allora ecco che ho deciso di riprenderlo in mano e rileggerlo con occhi da adulta.
Innanzitutto mi hanno letteralmente rapita le illustrazioni a china di Grazia Nidasio, ironiche e spiritose, proprio come lo è la penna della Ziliotto che riesce a trovare l’allegria e a strappare più di un sorriso anche nelle situazioni più cupe. E sicuramente tutto questo conquistò anche la me undicenne, che si immedesimò in Fiamma e nelle sue innumerevoli avventure. Come non sognare di custodire conigli in soffitta? O di ascoltare messaggi in codice su Radio Londra? O ancora, di scambiarsi lettere con la propria professoressa di lettere della scuola media? Be’, forse quello non con QUALUNQUE professoressa, ma un paio di insegnanti (ripercorrendo la mia intera carriera scolastica) con cui sarei felicissima, ancora ora, di mantenere un rapporto epistolare li saprei nominare anch’io, senza nemmeno doverci pensare su.
Donatella Ziliotto racconta dunque con grande ironia la vita di Fiamma, in attesa che gli Alleati arrivassero a liberare Trieste. Riprende i suoi stessi diari, tenuti dal 1940 al 1945, per ripercorrere con grande freschezza alcuni degli anni più bui della storia d’Italia e «ricordare quante piume ci sono per un bambino anche in anni pieni di piombo», come lei stessa scriveva in quarta di copertina nell’edizione del ’92. Un inno all’allegria dunque, da ricordare e ricercare sempre… valido in tempi di guerra e in tempi di pace. E gli stessi personaggi emanano una grande gioia di vivere e non si rassegnano alla paura e all’angoscia. Non lo fa Fiamma, che approfitta degli allarmi aerei per pattinare con l’amica nella piazza deserta, Fiamma che durante le ore trascorse in rifugio coglie l’occasione per vincere tre o quattro partite a dama o impara a ballare il tango da Alba nel porcile e si innamora di un partigiano. E non lo fa certamente Rita, che spronando i propri studenti all’umorismo, si fa paladina contro i pregiudizi di genere, la violenza della guerra e il troppo catechismo.
«Solo cose allegre, devi imparare a tenere sempre il ritmo, a saltare da una cosa triste alla prossima che sarà certamente diversa»
«[…] ho cercato di metterli sulla retta via, condannando quelli che rinunciano alla vita o la maledicono infliggendosi sofferenze inutili, da dementi.»
Rileggendo queste pagine non mi stupisce che proprio Donatella Ziliotto abbia fatto arrivare in Italia scrittori del calibro di Roald Dahl e Astrid Lindgren (che conobbe personalmente!), grandi maestri di ironia. Sono sicura che le stravaganze di Pippi Calzelunghe e gli scherzi di Matilde siano stati fondamentali nella sua scelta. Ironia e grottesco sono, d’altronde, le caratteristiche che la Ziliotto volle dare alla collana Gli Istrici (Salani), da lei creata nel 1987 e grazie alla quale fece arrivare al giovane pubblico italiano tanti altri scrittori nordeuropei.
Tornando infine a Un chilo di piume un chilo di piombo, per anni il libro era scomparso dagli scaffali delle nostre librerie, ma proprio quest’anno ne è uscita una nuova edizione per i tipi di Lapis, con la prefazione di Bianca Pitzorno, da sempre amica di Donatella Ziliotto. Che dire, anche solo per queste pagine, non vedo l’ora di recuperarne una copia!

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