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Oggi parla Christina
Qualche tempo fa io e Christina abbiamo cominciato a seguirci a vicenda su Instagram. Non ricordo più chi ha trovato chi… ma sicuramente è stata la comune passione verso i libri che ci ha fatte incontrare. Incuriosita dalle sue fotografie e dalle scelte letterarie, ho poi scoperto il blog che cura e ho deciso di mettere da parte la mia eterna timidezza per proporle di partecipare a #PARLAchiLEGGE. Ecco cosa mi ha raccontato.
Mi chiamo Christina e da circa un anno gestisco il blog Problemi di bibliofilia, dove scrivo confusionarie recensioni sui libri che leggo e do consigli non richiesti. Da che ne ho memoria, ho sempre almeno un libro sul comodino. Leggo qualsiasi cosa e sempre, specie quando non dovrei, ad esempio mentre cammino per strada oppure quando dovrei studiare (ho passato ore della mia vita a leggere romanzi occultati tra le pagine dei libri di scuola). Nel tempo libero fotografo i libri che leggo e altre (poche) cose che faccio per il mio profilo Instagram. Mi piace il cinema e il teatro, mi piace mangiare, mi piacciono tutte queste cose quando sono combinate insieme in una bella giornata di nullafacenza creativa. Perché checché se ne dica, le giornate più produttive sono quelle in cui non fai nulla di ciò che dovresti, e tutto di ciò che vorresti.
Colleziono libri compulsivamente. Non me ne pento.
Quanti libri hai letto negli ultimi dodici mesi?
Circa 60.
Carta o digitale?
Assolutamente carta. Per quanto il digitale abbia i suoi vantaggi, che non nego, come il risparmio di spazio e la salvaguardia degli alberi, non c’è nulla di più bello dell’atto puro e semplice di sfogliare le pagine, meglio se ingiallite, di poter toccare le parole, e la soddisfazione di chiudere con un tonfo sonoro e teatrale il libro dopo l’ultima pagina.
Libreria, internet o biblioteca?
Preferisco perdermi in una buona e fornita libreria, se posso, ma non disdegno neanche la ricerca (certo più completa) di un buon libro online, magari usato e più difficile da trovare. Nel complesso però faccio sempre un giro su internet per leggere recensioni e opinioni prima di acquistare in libreria.
Se ti chiedessi due titoli?
Domanda complessa. Opterò per una delle mie ultime letture, La versione di Barney di Mordecai Richler (Adelphi), libro che ho adorato dall’inizio alla fine. Una controbiografia scritta appunto dal nostro protagonista, Barney Thompson, produttore televisivo, per smentire la biografia del suo acerrimo nemico Terry McIver, che lo descrive come un uomo dissoluto, scontroso, violento, immaturo, e come un assassino. Tutte cose che effettivamente Barney è (tranne, forse, l’ultima). Entriamo quindi nella vita di un uomo scorretto, ma adorabile. Nonostante la mole imponente, un romanzo da leggere d’un fiato.
La mia seconda scelta non avrà invece bisogno di spiegazioni, è uno dei miei libri preferiti e nonostante solo il 50% delle persone a cui l’ho consigliato siano riuscite davvero ad apprezzarlo (o lo si ama, o lo si odia) per me resta uno di quei libri che mi porterei dietro ovunque vada, e che rileggerei sempre senza stancarmi mai, ovvero Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez.
Per immaginarti meglio, dove leggi di solito?
Solitamente sul letto, in qualsiasi posizione, chiaramente una più scomoda dell’altra. Non riesco invece assolutamente a leggere seduta ordinata e composta davanti a una scrivania. È più forte di me.
È il momento della confessione: un libro che hai abbandonato?
Per quanto mi piaccia Pennac, non sono mai riuscita ad arrivare in fondo alla saga della famiglia Malausséne. Troppe pagine risultano indigeste, i paragrafi lunghissimi hanno bisogno di tanta attenzione che spesso e volentieri non sono riuscita a dargli, e così sono anni che rimando. Poi quando trovo il coraggio, finalmente, di riprenderla, non mi ricordo più tutto ciò che era successo prima. E sono costretta a ricominciare, in un loop infinito.
Confessione n.2: segnalibro o vergognose orecchie?
Sconvolgente rivelazione: entrambi. Poiché sono provvista di una pessima memoria, ho l’abitudine di segnare i brani che più mi piacciono in un libro con le orecchie, per poi trascriverli su dei quadernetti, mentre per il resto uso il segnalibro (praticamente ne ho uno in ogni libro che ho lasciato in sospeso, non sono mai abbastanza).
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