I MIEI PICCOLI DISPIACERI

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Scheda del libro

TITOLO: I miei piccoli dispiaceri
AUTORE: Miriam Toews
ANNO: 2014
PAESE: Stati Uniti
TRAMA: Due sorelle: Elf, una straordinaria pianista, apprezzata in tutto il mondo, bella e simpatica e Yoli, con una vita decisametne incasinata. Due figli avuti da due uomini diversi, single, una pseudo-relazione con un avvocato e una scarsa carriera da scrittrice per ragazzi.
Elf tenta il suicidio e la famiglia unisce le forze per aiutarla con la propria straordinaria voglia di vivere.

Le mie riflessioni

Era da un po’ che il titolo compariva nella mia fatidica e interminabile lista dei desideri. Già al SalTo l’avevo preso in mano, ma avevo poi deciso di lasciarlo per un prossimo acquisto… per quel giorno avevo già fatto sufficiente incetta di drammoni esistenziali. Poi, durante una delle mie ultime visite in libreria, l’occhio è ricaduto lì ed è bastata una parola della brava e disponibile libraia delle Trame (Libreria Trame, Bologna), per convincermi che era giunto il momento. Bene, non me ne sono assolutamente pentita.
Le pagine de I miei piccoli dispiaceri mi hanno strappato innumerevoli lacrime, alcune delle quali, non senza vergogna, sono scese copiose e vistose alla fermata dell’autobus, in fila dal medico e a piedi per la città. Una storia dove umanità, dolore, amore e voglia di vivere si rincorrono e si intrecciano dalla prima all’ultima pagina.
Miriam Toews è canadese, originaria di una comunità mennonita fortemente patriarcale e autoritaria. Sulla bandella si legge che scrivere diventa presto la sua ribellione e che ad appena 18 anni si trasferisce a Montréal e cambia vita. Ma il suo passato, la sua storia e le origini mennonite continuano ad apparire tra le pagine del libro, che infatti di autobiografico ha molto, compresa la perdita incolmabile della sorella.
Elf è irremovibile nella sua decisione di porre fine alla propria vita e niente riesce a convincerla a desistere: non ci riesce l’amore sconfinato di Nic, il compagno, che sembra pendere completamente dalle sue labbra, né la straordinaria forza della madre e della zia, che la sommergono di buonumore e incoraggiamenti. E davanti a tanta determinazione, nulla possono nanche i tentativi a volte pasticcioni e a volte disperati di Yoli, tanto che Elf la supplicherà di accompagnarla in Svizzera, per ricorrere all’eutanasia. Ma, prendendo in prestito le parole da un altro grande libro, mi viene da dire che

«Moriamo quando il dolore diventa più grande della vita»
[Jón Kalman Stefánsson, I pesci non hanno gambe]

E quello di Elf è certamente un dolore immenso, antico, intimo e difficile da capire fino in fondo. L’infanzia all’interno della comunità mennonita, segnata da imposizioni e proibizioni, la depressione e il suicidio del padre, il forte senso di responsabilità, la passione per la musica e il successo. Chissà cos’altro.
Attraverso questo dolore, Miriam Toews parla anche di libertà. Innanzitutto la libertà di vivere come uno meglio crede… suonando il pianoforte, laureandosi, sposandosi o anche separandosi e crescendo i figli da soli. Una liberta che le due sorelle hanno imparato a conoscere dentro alle mura domestiche, grazie a due genitori che avevano deciso di non sottostare sempre e comunque alle regole asfittiche degli anziani della chiesa: una madre troppo poco casalinga e un padre troppo poco uomo. Ma ora che la libertà va a toccare la vita stessa, ecco che si fa fatica ad accettarla e a conviverci. Yoli tenta con tutta se stessa di ridare la luce e la speranza a Elf, proprio lei che ha due matromoni falliti alle spalle, relazioni poco più che casuali con avvocati e meccanici, due figli da finire di crescere e per le mani un libro che non riesce a scrivere. E all’improvviso si trova davanti al grande dilemma su cosa sia meglio per la sorella: aiutarla a vivere o a morire. Questione davvero spinosa, cui Yoli riesce però ad approcciarsi con un bagaglio immenso di amore e rispetto, trasmettendo al lettore grandissima umanità.
Ma le pagine della Toews non regalano solo lacrime. Vi si nascondono numerosi sorrisi e una forza incredibile: le uscite esilaranti di Elf, la goffaggine con cui Yoli si ostina ad affrontare la quotidianità e la “buccia dura” della madre e della zia Tina, pilastri di una famiglia che perde pezzi da tutte le parti.
Amore, dolore, emancipazione, vita e morte. Da leggere tutto d’un fiato.

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