RUGGINE
Scheda del libro
TITOLO: Ruggine
AUTORE: Anna Luisa Pignatelli
EDITORE: Fazi Editore
ANNO: 2016
PAESE: Italia
TRAMA: Gina è un’anziana vedova che vive a Montici, un piccolo borgo toscano. È sola, fatta eccezione per Ferro, il gatto rosso che la segue ovunque e da cui lei prende il soprannome di Ruggine.
Violata dal figlio, ora rinchiuso in comunità, Gina viene completamente emarginata dagli abitanti del paese, che hanno sempre finto di non sapere quanto stesse accadendo tra quelle mura domestiche, preferendo farla passare prima per depravata, poi per pazza e continuare così a giudicarla e perseguitarla.
Le mie riflessioni
Avevo letto qualche commento soddisfatto in qua e in là in rete e mi ero lasciata affascinare dalla copertina sobria e pulita, proprio come piacciono a me. La trama mi aveva poi convinta e, in visita al Salone Internazionale del Libro di Torino, ne ho approfittato per acquistare il libro.
Sono sempre attratta dalle storie di emarginazioni e di solitudine… toccano corde profonde in me e richiamano momenti particolarmente bui della vita, segnati da emozioni forti, come rabbia e tristezza. Rabbia verso chi si macchia di tale crimine (l’emarginazione) e tristezza per chi si sente talmente ingabbiato e impotente da non riuscire a reagire (l’emarginato). Forse prima o poi capita a tutti nella vita di essere proprio quello messo in un angolo, ignorato, escluso… a scuola, al lavoro, nella società… e in tale occasione si è come annientati, incapaci di ribellarci.
Anna Luisa Pignatelli mostra la faccia peggiore di certa umanità, che di umano sembra non avere proprio nulla. Parla di una società gretta e crudele, dove il pregiudizio e l’omertà la fanno da padrone, pur di non immischiarsi con la sofferenza altrui, quasi temendo di poterne venire contagiati.
Gina è sola e per via del proprio atteggiamento remissivo non cerca aiuto, né comprensione, ma è ormai piegata dal peso delle sofferenze che da anni è costretta a sopportare sulle proprie spalle. Servendosi generose dosi di vin santo, affronta giorno dopo giorno i dolori terribili a schiena e gambe che la torturano dall’estate in cui tutto ebbe inizio. Con difficoltà ogni mattina si alza dal letto e compie semplici azioni quotidiane sotto gli occhi maligni degli abitanti di Montici, che la osservano da lontano, tutti complici nel volerla isolare. Gli unici che si salvano in questo quadro tetro sono il gatto Ferro e don Feliciano, di origine jamaicana e per questo a sua volta non integrato. “Prete per convenienza”, per sfuggire alla povertà del suo paese, vede in Gina una persona normale, che tenta di aiutare offrendole un piccolo lavoro.
I ricordi di Ruggine si perdono, cancellando la violenza del figlio, in un disperato tentativo di auto-protezione. Un figlio scomodo fin da piccolo, arrivato a turbare la tranquillità coniugale dopo dieci anni di matrimonio. Al marito morto ormai diversi anni prima, Gina invece pensa spesso, ricordando i suoi silenzi, la sua dedizione al lavoro e la sua semplicità. Non si parla di amore, al limite di qualche periodo di spensieratezza al suo fianco.
Quella di Ruggine è dunque la storia di una caccia alle streghe dei giorni nostri e Gina della strega ha proprio tutto: il gatto rosso, i capelli viola, le unghie laccate di scuro, un losco passato “depravato”, uno zingaro… e come a voler sottolineare tutto ciò, sul finire si improvvisa indovina, con un cartello che recita «Si danno consigli, si legge la sorte».
Con grande maestria, il linguaggio schietto e diretto della Pignatelli trasmette tutto il dolore e la sofferenza provata dal personaggio, lasciandoci letteralmente senza parole. E davanti a questa donna, schiacciata da anni di soprusi, che ci svela la sua anima attraverso i pensieri, non si può che provare compassione, insieme a un forte malessere, per non poterla aiutare e doverla anzi abbandonare al suo triste destino solitario. Un libro triste, profondo e duro da digerire, ma al tempo stesso meraviglioso.
A me è piaciuto ma moderatamente, non l'ho trovato così entusiasmante né mi sono affezionata alla protagonista; per quanto vittima, non mi è sembrata così pura d'animo né immune al rancore e alla meschinità. Atteggiamento comprensibile, ma che non mi ha fatto apprezzare troppo il personaggio.
Ciao! Beh sì, Gina sicuramente non è priva di rancore, ma visto tutto quello che le fanno passare, direi che è anche comprensibile, no?! Comunque non è certamente una persona molto "avvicinanobile" e forse anche per questo si guadagna tanta antipatia…a me però ha fatto provare molta compassione.
Dalla tua recensione emerge quanto questo libro sia struggente; mi sembra un testo da leggere solo se ci si sente pronti, non è forse così?
Ciao Erica, è sicuramente un libro duro, ma personalmente non l'ho trovato struggente. Niente lacrime… solo molte riflessioni con il cuore in mano. Secondo me non è necessaria nessuna particolare predisposizione psicologica, se non la voglia di ascoltare la voce di una persona sola.
Grazie per la risposta ^^
Grazie a te per il commento! 🙂