L’ARTE DELLA GIOIA

Scheda del libro

TITOLO: L’arte della gioia
AUTORE: Goliarda Sapienza
EDITORE: Stampa Alternativa, ora pubblicato da Einaudi
ANNO: 1976
PAESE: Italia
TRAMA: Modesta nasce in una famiglia di umili origini il 1 gennaio del 1900, nell’entroterra siciliano. Ha una madre analfabeta, una sorella down e un padre assente, che, tornato all’improvviso, la violenta. Passa il resto dell’infanzia e dell’adolescenza in un convento, sotto la protezione di Madre Leonora, per poi trasferirsi al Carmelo, la villa della famiglia Brandiforti. Qui, accettando un matrimonio di convenienza, diviene principessa e negli anni seguenti continua a sviluppare il suo spirito forte, indipendente e anticonformista, studiando, seducendo uomini e donne, portando avanti gli affari di famiglia, allevando i figli, lungo il corso del Novecento.

Le mie riflessioni

Ecco finalmente svelato il mistero del libro che mi accompagnava da settimane e settimane… così posso almeno provare a raccontarvi quanto mi abbia coinvolta e quanto di grande vi abbia trovato tra le sue pagine.

arte_della_gioia

Lasciandosi probabilmente ingannare dal titolo, mia madre deve aver pensato che L’arte della gioia fosse un saggio di pensiero positivo o un romanzo del nipote di Osho. Sta di fatto che me lo regalò nel 2005, ignara del tesoro che mi stava dando. Credo che se lei avesse saputo la vera storia del libro, non gli avrebbe probabilmente dato lo stesso peso che gli attribuisco invece io… e se fosse realmente stato un trattato di filosofia spicciola sulla gioia e l’ottimismo, io l’avrei abbandonato alla seconda pagina. Per fortuna lei non si pose il problema e io trascorsi un paio di settimane in compagnia di Modesta e del suo mondo.
Poi sono passati 11 anni e ritrovo il nome di Goliarda Sapienza in tutte le salse. Mi rendo conto di non ricordare quasi nulla del romanzo, che nel frattempo è stato ripubblicato da Einaudi, e decido quindi di rileggerlo. Chissà come avevo potuto dimenticare questa donna straordinaria e la sua storia altrettanto sorprendente!

Ci sarebbe tantissimo da dire e non credo di essere in grado di esprimere tutto quello che la vita di Modesta mi ha trasmesso e tutte le riflessioni che ha scaturito in me, ma almeno per inquadrare meglio il volume, partiamo da Goliarda Sapienza.
Goliarda nasce nel 1924 da Peppino Sapienza, avvocato catanese socialista, e Maria Giudice, sindacalista lombarda. Già da bambina spiccano le sue doti artistiche. Frequenta la Regia Accademia di Arte Drammatica a partire dal 1943 e in seguito forma una compagnia d’avanguardia insieme ad altri colleghi. Negli anni successivi lavora con registi neorealisti italiani e incontra Citto Maseli, con cui intreccia una relazione che durerà 18 anni, al termine della quale tenta due volte il suicidio e viene quindi sottoposta a una serie di elettroshock.
La morte della madre, nel ’53, aveva segnato il passaggio di Goliarda dal cinema alla letteratura, ma è molto più avanti che decide di scrivere L’arte della gioia (1967-1977), che rimane però non pubblicato fino al 1998, poi proposto per la prima volta da Stampa Alternativa. Goliarda muore il 30 agosto del 1996, sola, povera e scrittrice senza fama.

Una vita certamente singolare, segnata dal talento, così come dalla malinconia, fino alla depressione più buia. Una donna forte, determinata, appassionata e al tempo stesso fragile. Questa è l’idea di Goliarda che mi faccio leggendo la sua biografia. E tutto questo c’è anche ne L’arte della gioia, in cui la scrittrice, per dirla con le parole di Giovanna Providente che ha scritto il volume La porta è aperta. Vita di Goliarda Sapienza:

«Fa la rivoluzione scrivendo un libro che va a colpire dritto nell’anima di chi legge, attraverso una narrazione cruda, di grande forza narrativa, che rompendo ogni schema precostituito, percorrendo continue metafore di liberazione e stravolgendo le trame scontate di destini dolorosi, insinua il desiderio di essere protagonisti della propria vita. Anche a costo di correre dei rischi»

Siamo davanti a un romanzo d’avventura, di formazione, d’amore, erotico e politico allo stesso tempo, una biografia immaginaria, una saga familiare… insomma, una vera opera d’arte. E proprio per la sua complessità e poliedricità, mentre lo leggevo ho pensato più volte a La vita sessuale dei nostri antenati. Ma in Modesta ho ritrovato molto anche di Frida Kahlo, altra donna meravigliosa che il ‘900 ci ha “regalato”. Oltre alla forza e alla passione dell’artista messicana, ci sono anche i valori femministi, che Modesta, a modi paladina, trasmette a tutti quelli che la circondano. Immersa in una società dalle tradizioni fortissime e permeanti, matura nella convinzione che uomini e donne debbano godere degli stessi diritti e che la donna, tanto quanto l’uomo, debba essere padrona della propria vita, del proprio corpo, della propria mente. Un femminismo estremamente moderno e acuto, che vede l’uomo come un proprio pari con cui relazionarsi, di cui eventualmente innamorarsi e con cui lavorare fianco a fianco. Più volte nel romanzo Modesta si sente dire «Sembri un uomo» e lei mai lo prende come una critica o un difetto: è la sua forza, la sua assertività e la sua determinazione che la avvicinano così tanto agli esponenti dell’altro sesso.

Ma oltre che femminista, Modesta è anche comunista e agnostica e forse proprio per questo il romanzo è rimasto senza editore per più di 20 anni. Assetata di conoscenza, fin dagli anni del convento dedica gran parte del suo tempo tra i libri e già allora comincia a dubitare dell’esistenza di Dio. Continuerà a studiare per tutta la vita, sempre all’avanguardia e su più fronti: storia, politica, scienze, psicologia…
A sfondo dellla sua vita scorre inesorabile il ’900, con le Guerre, il fascismo, e gli anni ‘50. Ma Modesta non si ferma davanti a niente: né il Ventennio, né il tifo, né il carcere potranno ostacolare il fiume in piena che è la sua mente.

Sono tanti i personaggi che circondano Modesta: quelli maschili che l’accompagnano anche quando non ci sono più, i figli e i nipoti, che si intrecciano confondendo il lettore e il proprio albero genealogico, le donne che le servono da modello di vita e quelle che le rapiscono il cuore. Insomma, un turbinio di persone che affollano casa Brandiforti e la vita della principessa, ognuna con una sua personalità ben definita e magnificamente descritta. Basti pensare alle sfumature così profondamente diverse dei vari amori di Modesta: da Beatrice dall’animo fanciullo, timorosa e insicura, a Joyce cupa, severa e malinconica (c’è forse qualcosa di Goliarda in lei?) o ancora a Carmine, esperto, dolce, ma al tempo stesso autoritario. E al loro fianco anche Modesta si trasforma, conducendo o lasciandosi condurre.

Singolare e a tratti quasi commuovente è poi la lingua usata da Goliarda Sapienza. Il siciliano affiora spesso tra le sue parole, donando un ritmo e una melodia unica al testo. Termini dialettali, costrutto soggetto-verbo-complemento assolutamente stravolto, personaggi che parlano in terza persona…

«- Che c’è Modesta? Che c’è? A Carmine puoi parlare. Se tanto hai sofferto ca non puoi perdonare, Carmine può capire.
– No, no. È che c’ho paura Carmine, paura!
– Paura di che picciridda? non ti capisco.»

o ancora

«- Perché io pure carusu sono!
– Chista è proprio bella! Pure carusu sei?
– Sì. Mezzo carusu e mezza maredda.
– E chi l’ha detto?
– L’ho divinato»

I dialoghi d’amore tra Carmine e Modesta meritano ad esempio una lettura ad alta voce, tanta è la poesia che ne scaturisce. Poco importa quanto si stanno effettivamente dicendo… parole senza senso tra innamorati, ma il loro suono è a dir poco sublime!

E proprio nei dialoghi appare chiaro il passato recitativo di Goliarda. Il libro sembra un lunghissimo copione, dove le battute di uno e dell’altro si susseguono e si intrecciano continuamente, facendosi voce di sentimenti, descrizioni e pensieri. Per non interrompere il ritmo incalzante, i dialoghi si fanno poi sempre più asciutti e diretti.

Ci sarebbe ancora tantissimo da dire e molti sono i passaggi che ho sottolineato e le “orecchie” con cui ho deturpato il mio libro, ma, almeno per ora preferisco non abusare della vostra pazienza. Poi chissà, un giorno forse ci sarà occasione di approfondire meglio. Ora però sacappo a Torino, perché il mio primo SalTo16 mi attende!

Potrebbero interessarti anche...

Nessuna risposta

  1. Monica Spicciani ha detto:

    Una recensione interessante e divertente, mi piace il tuo stile informale 🙂

  2. la Sere che legge ha detto:

    Grazie Monica, per questo bel commento! 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *