AGNES GREY

Scheda del libro

TITOLO: Agnes Grey
AUTORE: Anne Brontë
EDITORE: Mondadori
ANNO: 1847
PAESE: Gran Bretagna
TRAMA: Agnes Grey, figlia di un ecclesiastico inglese, in ristrettezze economiche, decide di cercare un impiego da istitutrice, per aiutare la propria famiglia. Dopo un anno con i Bloomfield, alle prese con tre bambini dispettosi e genitori altrettanto sgradevoli, si prende cura dell’educazione delle due signorine Murray, viziate e sciocche, ma che a modo loro le si affezionano. Proprio durante gli anni trascorsi con questa seconda famiglia, si imbatte nel signor Weston, anch’egli ecclesiastico, di cui pian piano si innamora. Con la morte del padre, Agnes decide di aprire e gestire una scuola insieme a sua madre e lascia così la vita da istitutrice.

Agnes-Grey

Le mie riflessioni

Anne è la più piccola delle sorelle Brontë e nel 1847 pubblica Agnes Grey, sotto lo pseudonimo di Acton Bell. Il romanzo all’epoca non ha grande successo, in quanto esce lo stesso anno del ben più noto Cime Tempestose di Emily, da cui viene quindi messo in ombra. La storia è fortemente autobiografica, fatta eccezione per il suo lieto fine. Nel 1849 Anne si ammala infatti di tubercolosi e muore a soli 29 anni, pochi giorni dopo essersi trasferita in un ricovero sulla costa di Scarborough, dove aveva ambientato i suoi due romanzi.

Agnes è una ragazza posata e seria, estremamente responsabile. Per aiutare la famiglia, in difficoltà economiche, decide di sacrificare la propria tranquillità domestica, coccolata e sempre accompagnata dalla madre e dalla sorella, e intraprendere una vita completamente nuova e ricca di ostacoli. Lascia quindi la casa in cui è nata e cresciuta, per recarsi prima dai Bloomfield, che, adulti e bambini, la maltrattano per quasi un anno, fino a quando (per fortuna) la licenziano. Ma senza farsi abbattere troppo, Agnes decide di ripartire dopo poco e di provare una seconda volta. Arriva così dai Murray, dove non mancano certo i dispiaceri e le difficoltà, ma anche in questo caso Agnes è abilissima a nascondere solitudine, sofferenza e offese dietro a un sorriso e a una calma davvero invidiabili.
Le viziatissime e sciocche signorine Murray tuttavia finiscono per affezionarcisi, non fosse che per supplire alla solitudine cui anche loro sono confinate. La loro condizione sociale non permette infatti molto altro che andare in chiesa la domenica e attendere l’età per fare il proprio ingresso in società e accettare quindi una conveniente proposta di matrimonio.

Estremamente devota ai precetti cristiani, Agnes non manca però di indipendenza (economicamente parlando, ma anche psicologicamente), curiosità e coraggio, rendendola così moderna e forte. La ragazzina da proteggere e da accudire, che all’inizio vedono in lei la madre e la sorella, in realtà è desiderosa di mettersi alla prova, di dimostrare agli altri (e prima ancora a se stessa) di poter fare di più, di potersela cavare anche da sola. E infatti sarà in grado di affrontare dure prove: anni di solitudine, dicevo, senza un amico, lontana dalla famiglia, persino nel triste momento della morte del padre.

Al contrario, non è particolarmente positiva l’immagine che il romanzo dà delle donne dell’alta società: sciocche, frivole, spesso animate da cattivi propositi e, oserei dire, opportuniste. D’altra parte questo è quello che la signora Murray desidera anche per le proprie figlie:

«Per le ragazze, sembrava soltanto ansiosa di saperle quanto più possibile superficialmente attraenti e provviste di nozioni che facessero bella figura, purché questo non fosse per loro fonte di alcun fastidio o problema».

Un divario non da poco, rispetto all’istruzione impeccabile di Agnes, educata in casa dalla madre in musica, canto, disegno, francese, latino e tedesco.
Ma anche gli uomini di quell’alta società in cui si trova a trascorrere i propri anni, non sono un ottimo esempio di equilibrio, gentilezza e raffinatezza: il signor Bloomfield, che le rivolge la parola esclusivamente per riprenderla, il signor Murray, menzionato solo per le blasfemie che insegna alla figlia minore e per l’amore smodato per la tavola, o ancora il signor Ashby, meschino e alcolizzato o il signor Hatfield, più interessato alle smancerie di Rosalie Murray che ai bisogni dei propri parrochiani. Gli unici due che si salvano sono quindi il padre e il signor Weston; quest’ultimo, seppur duro ed estremamente serio, risulta essere di animo buono e caritatevole. Due qualità che a una ragazza cresciuta in casa di un ecclesiastico, non possono che piacere.

Della scuola gestita con la madre, non ci è dato sapere molto, se non che le cose vanno molto bene. Al contrario, sono descritte con dovizia di particolari le difficoltà di Agnes nel suo impiego da istitutrice, sia nei confronti dei propri studenti svogliati e negligenti, sia nei confronti dei genitori. Amici e parenti insegnanti mi raccontano spesso di come i genitori dei loro studenti si arrampichino sugli specchi per difendere i figli davanti alle loro evidenti mancanze, osannando la loro grande (e quanto mai dubbia) maturità e intelligenza. Insomma, niente di nuovo… già nell’800 la signora Bloomfield e la signora Murray non perdono occasione per far presente alla povera istitutrice quanto quello o l’altro figlio siano acuti e sopra alla norma, nonostante non riescano ad apprendere la minima lezione, imputando quindi ai suoi metodi di insegnamento il loro fallimento.

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