IL RITRATTO DI DORIAN GRAY
Scheda del libro
TITOLO: Il ritratto di Dorian Gray AUTORE: Oscar Wilde
EDITORE: Mondadori
ANNO: 1890
PESE: Gran Bretagna
TRAMA: Dorian Gray è giovane, ricco e di una bellezza sconvolgente. Basil Hallward è un pittore non ancora di grande fama; Lord Henry Wotton è un uomo cinico con idee provocatrici. Entrambi rimangono estremamente affascinati dal giovane, il primo per la sua figura e purezza, il secondo per la bellezza squisita, insita nella giovinezza. Uno cerca dunque di preservarne l’innocenza e lo eleva a sua musa ispiratrice, mentre l’altro lo plasma fin dal loro primo incontro, facendogli assaporare il gusto del piacere e del peccato.
Basil compie quella che sarà la sua opera migliore: un ritratto estremamente realistico di Dorian Gray. Questi, ammirando il dipinto, esprime il desiderio che sia il quadro a invecchiare al posto suo.
Nel corso degli anni, Dorian si concede a ogni sorta di piacere e di vizio, noncurante della sofferenza che lascia dietro di sé: un’amante suicida, amici rovinati, reputazioni distrutte. Il suo aspetto rimane sempre lo stesso, bello e fresco, mentre il quadro viene segnato da ogni ignominia da lui commessa. Dopo anni di questa vita, macchiato di peccati gravissimi, viene colto dal senso di colpa e decide di far tacere la propria coscienza, distruggendo il quadro, ma, trafiggendo la tela, uccide se stesso.
Le mie riflessioni
Finalmente riesco a postare questa recensione! Avevo letto Il ritratto di Dorian Gray all’epoca del liceo, ma non ricordavo più nemmeno la trama con esattezza. Qualche settimana fa mi è poi capitato di vedere il film di Oliver Parker e, trovandolo diverso da quel poco che rammentavo, ho pensato di rispolverare il libro. In fin dei conti, proprio poco tempo fa dicevo che dovrei riprendere diverse delle mie letture giovanili!
Dunque, lo stesso volume che avevo avuto tra le mani nell’ormai lontano 1995, con la traduzione dell’ottocentesco Raffaele Calzini. Lingua forbita e antiquata, pomposa… e anche un po’ noiosa, diciamolo pure!
Qualche tempo fa, ho ritrovato nella mia vecchia stanza di ragazzina qualche foglio sparso, con annotati i libri che ho letto tra il ’93 e il ’98. Di fianco a Dorian Gray scrissi la postilla «pericoloso», sottolineato per ben due volte, accompagnata dal mio “voto”, piuttosto scarso. Capisco che la lingua, come dicevo prima, non aiuta certamente ad apprezzare la storia, tanto meno per una ragazzina di 16 anni. Ma penso di poter dire che ciò che non mi era piaciuto fosse altro. Dorian Gray e il suo amico Henry sono talmente spregevoli e cinici che, anche oggi, faccio fatica a vincere l’antipatia che mi trasmettono. Il loro inneggiare sempre e comunque al piacere e alla bellezza estetica a discapito di tutto il resto è tanto attuale, quanto fastidioso… o ancor meglio nauseante. Ma capisco che quello è il loro personaggio ed era proprio questa la reazione che immagino Oscar Wilde si aspettasse dal lettore. La bellezza, per quanto sia un valore, vissuta fine a se stessa, porta solo al narcisismo e all’individualismo più bieco. Così come credo che Wilde volesse far riflettere sulla vacuità di un’aristocrazia che passa giornate e serate a infangare il prossimo, tra cene e concerti, nel tentativo di far passare inosservati ognuno i propri peccati.
Ma colpisce anche la misoginia di questi uomini, con giudizi così pesanti, verso il genere femminile.
Qualche esempio?
«Mio caro ragazzo, nessuna donna è un genio. Le donne sono un sesso decorativo. Non hanno nulla da dire; ma lo dicono con grazia. Le donne personificano il trionfo della materia sullo spirito, così come gli uomini personificano il trionfo dello spirito sulla morale.»«E poi le donne son fatte meglio degli uomini per sopportare il dolore. Vivono delle loro emozioni. Badano soltanto alle loro emozioni. Scelgono un amante, solo per aver qualcuno col quale poter fare delle scene.»
«Caro Dorian, l’unico segreto che una donna possiede per mutare un uomo, è quello di annoiarlo così esaurientemente, che egli perda ogni possibile interesse alla vita.»
«Temo che le donne apprezzino la crudeltà, la crudeltà spontanea e sincera, più di ogni altra cosa. Hanno istinti prodigiosamente primitivi. Noi le abbiamo emancipate, ma rimangono pur sempre schiave che cercano un padrone. Piace loro di essere dominate.»
Ma… sono io o ci era già arrivato anche qualcun’altro? Verso la fine del libro ho avuto un’illuminazione: E. L. James non avrà preso spunto da Dorian Gray per costruire il suo Mr Grey? E non solo per la assonanza nel cognome. Certo, in modo alquanto semplicistico e banalizzante, ma mi sembra che Christian voglia proprio incarnare una versione odierna del Dandy londinese, bello, ricco, edonista e peccaminoso. E anche la donna, in Cinquanta Sfumature, è decisamente quella sciocca dipinta da Lord Wotton: sottomessa (qui per definizione e richiesta dello stesso Mr Grey), imbellettata e in questo caso anche sculacciata.
Uscendo un po’ di tema, colgo l’occasione per sdrammatizzare questa scheda di lettura con una simpatica recensione del film, scritta da Moreno Scorpioni per Roar Magazine.
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